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Pandemia e paura della contaminazione: possibili esiti psicopatologici

Pandemia e paura della contaminazione: possibili esiti psicopatologici

15 Aprile 2020

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha comportato la diffusione di un importante disagio psicologico condiviso.

L’impatto emotivo di questa pandemia è, e sarà, indubbiamente molto pesante in quanto si tratta di un evento stressante di gravità estrema, che ha irrotto nella vita delle persone minacciando la loro integrità fisica e mentale. In definitiva quello che sta accadendo ha tutti i connotati per essere definito dagli esperti della psicologia come un evento traumatico. Il termine trauma, di derivazione greca, allude proprio alla “frattura”: un avvenimento che interrompe il corso naturale della nostra esperienza quotidiana. Chiaramente questo fenomeno avrà un impatto maggiore su quelle persone più fragili che già soffrivano di qualche psicopatologia pregressa. In particolare per fronteggiare il COVID 19 è di fondamentale importanza attenersi alle norme igieniche e comportamentali in modo scrupoloso e attento. E’ evidente ai clinici come questi comportamenti giusti e necessari potrebbero mettere in seria difficoltà emotiva le persone che già prima della pandemia soffrivano di (DOC)  o anche slatentizzare eventuali forme psicopatologiche in individui senza disturbi emotivi pregressi. Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Contaminazione si caratterizza per la presenza persistente di ossessioni riguardanti la possibilità di contaminazione (pensieri intrusivi, fastidiosi e ricorrenti) e comportamenti compulsivi come lavaggio di mani o altre parti del corpo. Per i pazienti con DOC da Contaminazione è come se l’incubo fosse diventato realtà, trovando confermate le loro credenze centrali : il timore di essere contagiati e di contagiare. La pandemia potrebbe rinforzare in loro l’idea che le probabilità di contaminarsi siano alte, che basti una svista per prendersi qualcosa e di conseguenza che sia assolutamente doveroso essere sempre vigili, scrupolosi e (iper) responsabili.  Inoltre mentre in terapia il paziente ossessivo è aiutato a contrastare i suoi evitamenti (importante fattore di mantenimento del disturbo), nella situazione attuale l’evitamento viene (giustamente) imposto a tutti noi e si riassume nel motto “io resto a casa”. Anche i lavaggi, considerati compulsioni nella persona ossessiva da eliminare gradualmente, sono adesso la strategia più efficace da mettere in atto con regolarità e scrupolosità per ridurre al minimo le possibilità di contaminazione. Quelle che noi psicoterapeuti definiamo distorsioni cognitive, ossia errori di ragionamento e causa di disagio emotivo, sono invece in questa particolare situazione molto importanti e utili (processi di pensiero iper-prudenziali, attenzione selettiva, generalizzazione..). insomma la minaccia reale ribalta molti aspetti della psicoterapia e rende labile il confine tra normalità e patologia.

Bisogna tuttavia dire che, nonostante le persone con disturbo ossessivo possono percepire come confermati i loro timori, dall’altra parte potrebbero sentire che le cose non dipendono solo da loro, che la preoccupazione stavolta è condivisa da tutti e ciò causare una minore attivazione del senso di colpa e di responsabilità (nodo centrale del DOC) e quindi disinvestire nel prevenire, neutralizzare e contrastare la minaccia di contaminazione.

Dott.ssa Francesca Celli | Psicologa e Psicoterapeuta

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